Deutsche Bank, un’altra tessera del domino potrebbe cadere

“Deutsche Bank è una banca molto redditizia, non c’è motivo di preoccuparsi” ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Fatto sta che se venerdì 17 aveva segnato il crollo di Credit Suisse, una settimana dopo è la volta del colosso tedesco di finire sotto i riflettori (e le vendite) dei mercati.

Il titolo è scivolato fin sotto quota 8 euro e la capitalizzazione sotto i 17 miliardi di euro. Mentre i CDS a 5 anni sono passati dagli 80 basis point di inizio marzo ai 200 attuali. Nel frattempo gli operatori, memori di quanto successo con le obbligazioni di Credit Suisse, hanno venduto a piene mani anche il bond AT1 in dollari di DB (yield 7,5%), il cui rendimento è schizzato al 22%.
 
Andamento dei CDS a 5 anni di Deutsche Bank – Fonte: Bloomberg

“Siamo ancora in attesa che un’altra tessera del domino cada, e la Deutsche è chiaramente la prossima a cui tutti pensano (giustamente o ingiustamente)”, ha dichiarato a Reuters Chris Beauchamp, analista di IG Group. In una nota, gli analisti di Citigroup puntualizzano: “Riteniamo che questo sia un mercato irrazionale e il rischio è che i vari titoli dei media abbiano un impatto psicologico sui depositanti, indipendentemente dal fatto che il ragionamento iniziale fosse corretto o meno”. In effetti i bilanci del gruppo tedesco appaiono solidi: 10 trimestri consecutivi in utile dopo la ristrutturazione del 2019, 5 miliardi di euro di profitti nel 2022 (+159% sul 2021) e un CET1 Ratio al 13,4.

Intanto, una ricerca della Federazione autonoma bancari italiani, fa il punto sulla situazione degli istituti di credito italiani. Secondo la Fabi per le banche italiane sono “quasi impossibili” eventuali impatti derivanti dalla crisi di Silicon Valley Bank e Credit Suisse. Sono i dati a parlare: secondo l’analisi, infatti, le banche dello Stivale registrano un indice di liquidità al 176%, un grado di qualità del patrimonio al 16,2% ed il livello di redditività che sfiora il 9%.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, sottolinea che “la solidità finanziaria delle banche italiane dipende da tre fattori cruciali: le regole e i controlli efficaci della vigilanza, la qualità professionale dei vertici dei gruppi e la resilienza assicurata dalle lavoratrici e dai lavoratori che con il loro impegno hanno fornito un formidabile contributo alla tenuta e alla stabilità del settore bancario italiano”.
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